Sullo smontaggio della mostra a Padova e la violenza squadrista

Riempie le pagine della squallida stampa locale la notizia dell’incursione e successivo impacchettamento, ad opera di una trentina di attivisti del cso Pedro e Reality Shock della mostra “Padova Razionalista” sulle opere dell’architetto Quirino De Giorgio, realizzata da AFI Padova, Il Bivacco e Artisti per CasaPound.

Durante i concitati momenti di smontaggio un esponente dell’organizzazione fascista Casa Pound si è beccato un gavettone di vernice rossa e successivamente all’ospedale una prognosi di quindici giorni. La stampa locale supportata da un nutrito stuolo di commentatori benpensanti ha immediatamente stigmatizzato il gesto, il giorno dopo sono arrivati anche il sindaco Zannonato e l’interrogazione parlamentare di due esponenti del Pd locale: Alessandro Naccarato e Margherita Miotto che invocano giustizia. I commentatori ben pensanti, mentre ancora hanno le mani rosse per troppi applausi ad un Benigni che miticizza la Costituzione italiana , parlano di gesto violento, i veri fascisti quelli che non sanno accettare il confronto, chi con la violenza non fa esprimere le opinioni altrui. Zannonato ha parlato di “triste violenza”,invitando i giovani al confronto e all’espressione delle proprie idee magari con una mostra contrastante. Naccarato, quello che invocava la museruola per i militanti del Gramigna all’indomani dello sgombero dello stabile di Torre non vedeva l’ora, insieme alla collega Miotto di ergersi a paladino del bene e invocare misure repressivissime.
Sarebbe il caso di dare alle parole e ai fatti il significato concreto e reale che hanno.

Applaudire alla Costituzione italiana dovrebbe essere applaudire alla Resistenza, dovrebbe essere riconoscere nelle azioni dei partigiani la vera essenza della democrazia, dovrebbe essere il riconoscimento che lottare bollati come banditi, inseguiti e braccati è il gesto più libero che si possa compiere e lo si fa anche sparando e uccidendo, commettendo e subendo violenza.

I sinceri democratici che invocano alla tolleranza e al rispetto, che votano questi politici e accusano di fascismo un gesto, anche se criticabile, di antifascismo militante non sono altro che schiavi di un potere che zittisce o almeno ci prova chi alza la testa: gli operai davanti alla fabbriche, gli studenti nelle università o le associazioni sane. Degli esempi: aule vietate nelle università a collettivi antagonisti per intervento della digos, ma anche nella loro legalità che l’ipocrita sindaco di Padova invoca: sale vietate ad associazioni riconosciute come ‘radiazione’. Praticare l’antifascismo militante oggi è necessario ed un dovere per tutti.

I fascisti cambiano forma, cambiano nomi e modi di manifestarsi ma rimangono quello che storicamente sono sempre stati: servi di un potere che oggi cammuffato da centro sinistra protegge e usa per perpetuare le proprie politiche di sfruttamento, esclusione e violenza su studenti, proletari, pensionati e lavoratori. Aldo Capitini, uno dei massimi teorici italiani della non violenza ci ha insegnato che colpire le cose, in questo caso smontarle, non può essere violenza, lo è lasciare la gente senza casa e costringerla a dormire al freddo davanti alla vetrina del Centro Culturale San Gaetano. Lo è chiudere gli spazi di aggregazione per i giovani e costringerli ad un futuro di merda, lo è speculare sulle nostre campagne cementificando e distruggendo l’ambiente. Violenza è lasciare che le cose rimangano così come sono, non cercare di cambiarle.